una trombetta a forma di corno …

Nelle famiglie meno povere si poteva trovare anche una pettiniera, con specchio orientabile, con i bordi ornati di teneri nastrini o ghirlandette di semprevivi. Le case erano sprovviste di servizi igienici che entrarono a far parte dell'architettura locale solo agli inizi del '900, quando sul lato della casa prospiciente le vie secondarie venne costruito un piccolo balcone, parzialmente chiuso. Si creava così uno sgabuzzino di circa un mq. sulla cui parete di fondo era eretto un muretto con un foro centrale, chiuso da un coperchio di legno, che, insieme ad un rumoroso secchio di ghisa per l'acqua, costituiva l'unico sanitario. L'espansione urbana registrata nei primi anni del '900 impose, agli amministratori comunali del tempo, la nomina di un responsabile dell'ordine e della pulizia nelle tortuose viuzze del pittoresco paesino. Queste mansioni vennero affidate dapprima a Trinca, un ex finanziere in congedo sposato con la numanese Lionilde, detta Gnugna. Questi era un personaggio ameno e caratteristico ma che si arrabbiava facilmente, tant'è vero che a noi ragazzi, che lo prendevamo allegramente in giro, faceva fare delle corse affannose, tanto ci rincorreva. In seguito fu sostituito da 'Ntò de Mandulì che per adempiere al suo lavoro, a differenza di Trinca che tirava un carretto a mano, si serviva di "Morfina', una somara con la quale faceva dei lunghi discorsi e a cui dava da mangiare i manifesti, strappati dai muri e divorati con avidità dall'animale perché impregnati di colla. Era un uomo molto simpatico e salace, con la battuta pronta per tutti. Alle poche ragazze che allora indossavano i pantaloni, dopo averle guardate con occhio quasi commiserevole, diceva: "C'avrai i calzò', ma 'ntantu 'ntel muro nun ce pisci!" . A questo subentrò il figlio di Trinca, 'Mbertu de Biduvi che annunciava il suo arrivo suonando  una trombetta a forma di corno. Le donne uscivano di casa portando ognuna la propria pattumiera (il buzzigo); le più precise usavano foderarla con carta di giornale e la passavano a 'Mbertu che provvedeva a rovesciarla nel suo carrettino, non tralasciando mai un proprio commento. Il singolare "operatore ecologico", si direbbe oggi, era molto amico di Baffò e Cigò con i quali condivideva le idee nazionalistiche.
Da ragazzo, con i miei amici, la curiosità mi spingeva a passare varie ore alla "Torre" ad ascoltare i racconti dei "vecchi". In quei tempi, dove adesso c'è la balaustra dell'affaccio sul mare, sorgevano delle casupole abitate dai vari Cigò, Tabacchì, Murtali', el Buà e altri. I cosiddetti anziani del tempo (l'età andava dai 50 ai 70 anni, pochissimi arrivavano agli 80) passavano le ore a narrare fatti e avventure. A tale proposito mi risulta difficile dimenticare le figure caratteristiche di qualche arzillo "attempatello". Liniu era un vecchietto minuto, scarno, con una folta barba che viveva con quanto poteva racimolare portando i rari telegrammi e le lettere in campagna. Era debole di vista ed ai ragazzi che lo apostrofavano con "tente Liniu c'è un cunfì" si rivolgeva facendo le corna e diceva: "Per te e per cu la putana de mameta" .
Ciriagu de Lallo, che noi chierichetti trovavamo spesso in sagrestia, si divertiva molto a definire tutte le date della Pasqua, in base alle lune, fino al 2000, non sbagliandone alcuna. Era molto soddisfatto nel vederci tutti attenti e incuriositi.
continua …
un aiutino:
"C'avrai i calzò', ma 'ntantu 'ntel muro nun ce pisci!"  … si capisce dai!!  .. porterai i pantaloni ma non riuscirai a ..
"tente Liniu c'è un cunfì" – attento Liniu c'è un paracarro … la risposta la tralascio .. idem come sopra

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